La scorsa settimana ho parlato dei miei dieci libri del 2021. Un benvenuto a nuove iscritte e nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo e qui un bilancio del primo anno di questa newsletter. Se quello che leggi qui sotto ti piace, inoltralo a qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato mattina, cliccando qui.
Faccio una pausa dai libri e, seguendo il suggerimento dell’amico Luca, mi dedico questa settimana ai consigli per gli ascolti. L’anno scorso avevo parlato dei miei podcast preferiti ed è venuto il momento di fare qualche aggiornamento. Mi accorgo comunque che diversi suggerimenti di inizio 2021 sono ancora validi: se vi siete imbattuti in questa newsletter solo di recente e siete in cerca di consigli, potete ancora dare un’occhiata alla lista dello scorso anno.
Nel frattempo, la mia routine quotidiana si è modificata leggermente. Ogni giorno ascolto ancora due podcast di informazione in inglese – e cioè Up First della radio pubblica americana NPR e The Daily del New York Times – ma ho aggiunto Morning, la rassegna stampa di Francesco Costa del Post (disponibile per gli abbonati) e la Revue de presse internationale di France Culture, qualche minuto in cui si presentano le principali notizie dal mondo e io mi illudo di capire il francese. In totale siamo a circa un’oretta e mezza di ascolto, con cui copro il tragitto da casa all’ufficio e ho il sottofondo mentre si prepara la cena.
Al di là degli appuntamenti fissi, con diverse miniserie che ho ascoltato quest’anno ho continuato sul filone true crime, cioè il racconto di fatti di cronaca nera realmente accaduti. Le tre principali sono state Le ombre di via Poma di Giacomo Galanti, su un celebre delitto avvenuto nel 1990 a Roma di cui ancora si sa molto poco, nonostante decenni di ipotesi e colpevoli individuati e poi scagionati; Un uomo chiamato Diabolik di Giovanni Bianconi e Mauro Pescio, sull’omicidio del capo ultrà Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, accaduto due anni fa e di cui ci sono stati recenti sviluppi investigativi (il presunto killer è stato arrestato); La città dei vivi, podcast tratto dal libro di Nicola Lagioia – di cui vi ho già parlato – e curato dallo stesso scrittore (ne consiglio l’ascolto in alternativa al libro o dopo averlo letto, perché certe cose è meglio “scoprirle” prima sulla carta).
Dei tre, quello di Lagioia è il prodotto più completo e di miglior fattura, al netto di qualche deriva lirica superflua (le stesse derive che non mi sono piaciute nel romanzo). Gli altri due soffrono un poco della mancanza di un chiaro colpevole – certo non per colpa dei curatori – e quindi di un finale “aperto” con molte domande senza risposta.
Uscendo dal settore della cronaca nera, ho un paio di altri titoli. Il primo è I doni di Venezia, un podcast in cui alcuni professori dell’Università Ca’ Foscari parlano delle loro ricerche: caso curioso e piuttosto raro di divulgazione di alto livello, in cui si prova a colmare la drammatica distanza tra quello che succede nei dipartimenti universitari italiani e il grande pubblico. Finora ne sono uscite quattro puntate, sulle sei annunciate, e consiglio di cominciare dalla terza o dalla quarta, rispettivamente sulla Venezia contemporanea a Shakespeare e sul sistema delle botteghe artistiche nella città.
Poi c’è un podcast comico, Cachemire (anche su YouTube), ma ne parlo con una punta di inquietudine: il primo episodio è uscito un anno fa e l’ho seguito dall’inizio, perché mi piaceva già molto uno dei due comici che lo tengono. Da bravo fan, ho seguito e sostenuto il progetto in tutti i modi, sono andato a più di una loro serata, ho comprato la maglietta e così via. Nel corso del 2021 hanno avuto un successo rapido e clamoroso. E qui cominciano i guai: sono passati a invitare ospiti molto famosi (Roberto Saviano, J-Ax, Gabriele Muccino…) e il prezzo da pagare è far ridere meno e diventare una sfilata di ego molto ingombranti e/o senza troppe cose da dire. Aggiungiamo che fare interviste è un’arte diversa di quella di far ridere e quindi escono domande insulse come: «Sei riuscito in tante cose diverse, svelaci qual è il segreto del tuo successo». Continuerò ad ascoltarlo, ma mi si è imborghesito. Ad ogni modo, se perderanno me ne avranno acquistati parecchie migliaia di altri – se ne faranno una ragione.
Negli ultimi mesi mi sono anche dedicato con una certa continuità al Podcast di Alessandro Barbero, che credo sia al momento il podcast più ascoltato d’Italia (esclusi quelli tratti da trasmissioni radiofoniche) e, lo specifico per lettrici e lettori venusiani, raccoglie in ordine sparso le lezioni pubbliche e le conferenze di argomento storico del professor Alessandro Barbero. La divulgazione di Barbero, secondo unanime consenso, è straordinaria, e il suo podcast (peraltro non curato da lui e mera trasposizione audio di suoi interventi pubblici) lo è altrettanto. Naturalmente prenderlo a guru spirituale e a modello di vita porta un poco fuori strada ed espone a grandi delusioni, trattandosi comunque, salvo smentite, di un essere umano.
Guardando alla lista dei podcast che ho ascoltato negli ultimi mesi, mi salta all’occhio un’altra cosa: di grandi serie in inglese ne ho ascoltate proprio poche. L’impressione è che il mondo dei podcast statunitensi, parecchio più sviluppato del nostro, sia diventato un po’ come Netflix, un sacco di roba di qualità accettabile ma poche cose che spiccano in quanto davvero di un altro livello. Ho solo un suggerimento: due podcast sul caso di Elizabeth Holmes, la fondatrice di una startup americana che prometteva di rivoluzionare il mondo della sanità, ha raccolto centinaia di milioni di dollari per anni sulla base di quella promessa e poi, diciamo, ha deluso un tantinello le aspettative. Tanto da finire sotto processo per truffa e venire condannata un paio di settimane fa. La storia fa riflettere sulla cultura delle startup della Silicon Valley, ma anche su che cosa succeda nella testa dei mentitori seriali: due podcast la raccontano bene, Bad Blood e The Dropout (quest’ultimo, per i veri appassionati, segue anche passo per passo tutto il processo).
Per oggi è tutto. Tornando alle letture, sono al momento immerso nell’ultimo romanzo di Jonathan Franzen, Crossroads. Ma non anticipo nulla, ne parliamo la settimana prossima.
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