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Commento lucido, eccellente. Su questo argomento segnalo anche articolo di Odifreddi che fa a pezzi la presunzione umanistica di Cacciari e, pace all'anima sua, di Galasso

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Guido Marcer's avatar

Temo che non si possa ridurre l'attuale non avvincente dibattito sulla frattura tra cultura umanistica e scientifica alla sola frustrazione per la perdita di rilevanza da parte della figura dell’intellettuale umanista. Nel nostro paese la competenza matematica è fragile, per la fisica prevale una inquieta ma meravigliata curiosità mentre per la biologia vige un fiero analfabetismo. In un recente articolo (La Repubblica 21 dicembre: Le sciocchezze dei filosofi) Tito Boeri e Roberto Perotti attribuiscono l'operazione di controinformazione "rigorosa e scientifica" di alcuni noti intellettuali come Cacciari ed Agamben che, "approfittando di una notorietà acquisita in altri campi, diffondono messaggi sciocchi e irresponsabili" ad una scarsa dimestichezza con la statistica. Purtroppo non è l'unico limite. I portavoce della Commissione DuPre, Dubbio e Precauzione, pur citando con distaccato sussiego singoli articoli comparsi su Lancet o sul New England Journal of Medicine per sostenere le proprie tesi, non possiedono gli strumenti per comprendere e valutare un articolo scientifico in campo medico-biologico. Vale per l'Ipotesi iniziale ma ancor più per l'adeguatezza di Materiali e Metodi, certamente per l'analisi statistica utilizzata, spesso molto sofisticata. Ritengo altamente improbabile che essi possano seguire la successiva Discussione, che fa riferimento ad altri studi o principi teorici e valutare infine correttamente le Conclusioni. Certamente questi intellettuali non hanno né il tempo né l'interesse a confrontare articoli con conclusioni contrastanti. In parole povere, parlano a vanvera. Più nello specifico, la ricerca scientifica si basa in larga misura sul calcolo della verosimiglianza delle cause di un determinato fenomeno, espressa nell’unico modo possibile, vale a dire in termini di probabilità. Le conoscenze acquisite aprono il campo a nuove ipotesi da verificare o falsificare: la scienza è un continuo divenire. Questo rende problematico il dialogo con una cultura umanistica che ha da tempo imboccato la strada del principio di autorità, una delle rovine della cultura umanistica italiana, sottolinea Boeri.

Va detto che l'incomunicabilità tra culture è unidirezionale: autorevoli cultori di Neuroscienze (AR Damasio) mettono Cartesio e Spinoza nel titolo dei loro libri, ricercatori di fisica con piacevoli doti divulgative come Carlo Rovelli ci parlano delle implicazioni filosofiche delle scoperte scientifiche e gli esempi possono continuare all'infinito. Di più, nel campo della biologia e non solo, accade che i ricercatori, consci delle implicazioni etiche delle loro scoperte (un esempio per tutti: l’ l'editing genetico CRISPR) sollecitino l'intervento di chi con le problematiche proprie del rapporto Libertà e Morale ha specifica dimestichezza, per lo più senza ricevere risposta.

Esistono inoltre discipline ibride, al confine ad esempio tra scienza e psicologia, come la psicologia evoluzionistica, le neuroscienze o la genetica comportamentale; sono nate nuove figure di ricercatore nel campo della biongegneria, mentre teorie “trasversali”, come la teoria dei sistemi complessi, possono descrivere tanto sistemi fisici che biologici o sociali.

La pandemia ha evidenziato spietatamente l'inadeguatezza degli intellettuali "non scienziati", fino a ieri religiosamente ascoltati. La reazione è l'esibita diffidenza che sconfina nell'astio per la cultura scientifica e le sue implicazioni pratiche nel contenimento del Covid 19, rifugiandosi in teorie complottiste su presunte violazioni della Libertà individuale, della Costituzione, delle Istituzioni. Nel totale disinteresse per gli effetti della malattia su tutti gli aspetti della realtà individuale e sociale.

Guido Marcer

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