Nella scorsa puntata ho parlato del “romanzo ritrovato” (per modo di dire…) di Stefano D’Arrigo. Se siete nuovi qui, ecco una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che trovi qui sotto ti piace, condividilo con qualcuno che potrebbe apprezzare. E infine, se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, il sabato, cliccando qui.
Complice un progetto di amici, mi sono dedicato di recente a qualche lettura sugli Anni di piombo. Non sono un esperto, anche se, come molti, ho una certa curiosità verso quel periodo che non ho vissuto ma che resta uno dei più terribili e affascinanti della nostra storia recente. Ho visto qualche intervista con i protagonisti tra le moltissime disponibili online e ho letto qualcosa – non però materiali di prima mano, che pure sono copiosamente disponibili agli appassionati, come dimostrano gli 1,8 milioni di pagine di documenti (rapporti, verbali, sentenze…) consultati dal mio amico Massimo per il suo Lo stato della strage, uscito nel 2021 e di cui ho già parlato qui.
Questa dunque la mia personale selezione, erratica e disorganizzata come sono state le mie incursioni nel tema, e se qualche lettore volesse aggiungere consigli gliene sarò grato. Sono tracce di un percorso che va avanti da tempo e che di tanto in tanto riaffiora tra le mie letture.
In almeno un caso però quelle letture hanno incrociato anche la vita reale. Qualche anno fa, per una coincidenza fortuita, ho avuto modo di conoscere Enrico Fenzi, che oltre essere uno dei massimi studiosi di Petrarca e un grande italianista – contesto in cui lo conobbi – è anche stato un brigatista. Era in compagnia di Mario Moretti nel giorno del 1981 in cui vennero arrestati a Milano e ho scoperto, con grande sorpresa, che ciò avvenne a qualche centinaio di metri da dove abito ora. Fenzi è l’autore di un libro di memorie, purtroppo di difficile reperimento, che si intitola Armi e bagagli: Un diario delle Brigate Rosse (Editore Egg, 2015, prima ed. 1987). Libro di grande fascino, un testo prezioso per come è in grado di restituire l’atmosfera plumbea di quegli anni, lo stato d’animo soffocante e tremendo di chi si deve portare dietro pesi insostenibili. La pesantezza di una vita nascosta, le notti insonni, il disagio e il pericolo di una situazione impossibile e destinata, come infatti fu, alla totale sconfitta.
E dall’altra parte poi ci sono le vittime, chi ha dovuto affrontare le conseguenze della follia e della violenza senza averne colpa: un esempio interessante è il libro di Mario Calabresi Quello che non ti dicono (Mondadori, 2020, 216 pp.). Riguarda un episodio poco noto degli anni Settanta, il rapimento di Carlo Saronio, un giovane ingegnere milanese erede di una delle famiglie più ricche della città che finì ucciso nell’aprile 1975, poco dopo essere finito nelle mani dei suoi rapitori. Calabresi ricostruisce la sua storia e dà ampio spazio all’allora compagna e alla figlia di Saronio, con un ottimo lavoro giornalistico e di testimonianza.
Le storie di quegli anni sono quasi tutte legate da un unico filo, nomi che ritornano e snodi cruciali. Il primo libro che lessi sull’argomento, ormai più di un decennio fa, si occupava del processo per la morte del commissario Luigi Calabresi, padre di Mario: il celebre Il giudice e lo storico di Carlo Ginzburg (Quodlibet, 2020, 176 pp., prima ed. 1991), pamphlet d’indagine sul procedimento giudiziario che riguardava Adriano Sofri, compagno di Ginzburg alla Normale. E a leggere solo quel libro, sulla vicenda, non si può non uscirne convinti che Sofri sia stato vittima di un errore giudiziario a tutti gli effetti scandaloso. Altro io non conosco e dunque più in là non mi posso spingere, ma la ricordo una bella lettura, piena di vis polemica e di indignazione per un torto da raddrizzare (durante la stesura era in corso il processo d’appello).
Sarà una mia impressione, ma se sulle singole vicende si è scritto molto e con ottimi risultati – non sempre, per carità – le storie complessive non sono poi così tante. Ne ho provata una, piuttosto famosa – Giorgio Galli, Piombo rosso, Baldini+Castoldi, 2004, 528 pp. – che però trovai indigesta al limite dell’illeggibilità: soffriva forse il fatto che alcuni esperti tendono a dare molto per scontato, ma io stesso ne sapevo molto di meno, per cui chissà che impressione ne avrei a rileggerla oggi.
Mentre mi sembra molto promettente la mia lettura attuale, I nemici della Repubblica di Valerio Satta, appena ripubblicato in nuova edizione da Rizzoli. Satta, che è da decenni archivista al Senato e si è occupato dal 1989 al 2001 della documentazione per la Commissione Stragi, si fa notare da tempo per essere scettico ai confini dell’ostilità verso qualsiasi dietrologia, l’infinita serie di teorie che vogliono la CIA, i servizi segreti o il Grande vecchio dietro a ogni particolare opaco e ogni vicenda poco chiara – a volte anche dietro a quelle in realtà piuttosto limpide.
Posizione meritoria, tanto più in questo settore, in cui le ricostruzioni vulgate sono spesso e volentieri conseguenza di qualche libro fantasioso, ma dalla tesi ardita e fatta apposta per farsi notare, oppure della tendenza nostrana verso lo stile paranoico, per cui ci dev’essere per forza sotto qualcosa, come se casualità, superficialità e ignoranza non avessero un peso notevole, e spesso decisivo, sulle nostre vicende. Tendenza alla quale, si sarà capito, sono refrattario per natura e dunque, anche solo per inclinazione personale, mi ritrovo attratto dall’impostazione di Satta, che se chiama in causa i complotti è – almeno nel primo terzo del libro, che è quello che ho letto finora – per dire che non ci sono.
Certo le domande a cui vorrebbe una risposta sono quasi infinite e, con il passare del tempo, non possiamo che rassegnarci al fatto che molte resteranno sospese. Mai come in questo caso ci si rende conto di quanto sia precaria e frammentaria la Storia e di come il lettore curioso più legge e meno sente di avere certezze.
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ho sempre trovato interessante quel periodo. Ultimamente stavo cercando un libro serio che parli del coinvolgimento degli USA negli anni di piombo. Purtroppo faccio molta fatica a discernere tra complottismi e attuale ricerca storica. Chiunque avesse un suggerimento è ben accolto, grazie.
Grazie per i consigli di lettura, da un'altra curiosa di quegli anni che però non ho vissuto.
Segnalo anche Colpirne uno di Mario Di Vito, che intreccia la Storia delle BR (nello specifico il caso Peci nelle Marche) con la storia personale della sua famiglia.