Nella scorsa puntata ho parlato del diritto di non finire i libri. Bentornati anche nel 2023 ai vecchi e benvenuti ai nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che leggi qui sotto ti piace, condividilo con qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato, cliccando qui.
Come già lo scorso anno, la prima uscita di gennaio è l’occasione per sfruttare il foglio Excel che tengo da ormai più di tre anni, nel quale registro, con grande diletto mio e facile ironia di chi conosce questa mia abitudine, i dati fondamentali di quello che leggo. Nell’anno appena concluso ho portato a termine lo stesso numero di libri dello scorso anno (trentotto) e ne ho cominciati, ma non finiti, nove (nel 2021 erano stati undici).
Ma in totale ho letto meno pagine: perché ho letto libri più brevi, quindi, e anche perché non mi spingo ancora a contare quante pagine ho letto nell’anno dai libri che non ho ancora concluso. Il conto complessivo è insomma approssimato per difetto, così come quello della media giornaliera. Registro comunque il calo da 33 pagine nei due anni precedenti a 29 in quello appena concluso, durante il quale, pur con tutte le scusanti, devo insomma avere letto un po’ di meno. Il libro più lungo del 2022 è stata La guerra dei trent’anni di Filippo Facci, la dettagliatissima cronaca della stagione politico-giudiziario-mediatica (quasi settecento pagine). Il più breve Il complotto al potere della filosofa Donatella Di Cesare (poco più di cento).
Richiamo le precisazioni dello scorso anno: registro come “pagine totali del libro” il numero dell’ultima pagina che contiene il testo principale. Non rientrano quindi nel conto eventuali introduzioni se numerate in numeri romani, né apparati che non sono certo di aver letto integralmente (un caso tipico sono le note, quando raccolte tutte in fondo).
Più passa il tempo più un certo germe di bibliofilia si fa strada in me. Sopporto sempre meno i libri in formato digitale, che comunque restano spesso un’opzione utile e talvolta necessaria, nel caso di libri difficili da recuperare in formato fisico (la mia libreria di fiducia ad esempio non riesce quasi ad ordinare libri in lingua straniera e per parte mia vorrei ricorrere ad Amazon il meno possibile). Ho comunque ridotto parecchio gli ebook, dai dodici del 2021 ai sette dello scorso anno.
Insieme al germe del bibliofilo si sta sviluppando anche il richiamo irresistibile per la lingua originale, tanto che perfino quando compro libri in traduzione in lingue che presumibilmente non conoscerò mai (che so, il russo o il giapponese) ho un momento di esitazione. Ma non vedo imminente la possibilità di godermi Guerra e pace come Tolstoj lo scrisse, per cui mi accontento di qualche titolo l’anno in inglese o in francese.
Continuo a leggere più saggi che romanzi. Quest’anno vorrei aumentare decisamente la quota della narrativa, ma sono anche piuttosto avverso al rischio, per cui al momento di decidere che cosa leggere mi faccio spesso attrarre dalla curiosità di esplorare un tema di cui conosco poco, come promette un saggio.
Come già lo scorso anno, registro di aver letto un buon numero di nuove o nuovissime uscite, libri pubblicati negli ultimi due o tre anni: alcuni – come Facci già citato o tutto sommato anche Di Cesare – valevano la pena, altri più dimenticabili. Tra i propositi per il nuovo anno, insieme a più narrativa e meno ebook, anche un deciso e convinto tuffo nel passato.
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Mi fa piacere non essere l'unico con simili "manie". Nel mio caso, tengo un file di Excel dei film visti addirittura dal 1997. Se si tratta di una perversione, se non altro non danneggia nessuno...