Nella scorsa puntata ho parlato di una celebre e misteriosa frase di Ezra Pound. Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che leggi qui sotto ti piace, condividilo con qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato, cliccando qui.
Se fossi un libraio, e il mestiere seguisse la rappresentazione che ne ho, certamente falsa e irrealistica, me ne starei a leggere tutto il giorno vecchi classici e nuove uscite, e per ogni cliente saprei che cosa consigliare sulla base di due o tre domande ben poste, mai collegate alla lettura: cose un po’ da stravagante o da psicologo da quattro soldi, come ad esempio qual è il tuo colore preferito o se hai problemi di sonno. Sarei insomma un algoritmo da suggerimenti vivente, non per le canzoni o le serie televisive ma per le letture.
Mi diletto nel dar consigli, certo, se e quando richiesto, ma sono cosciente dei grossi limiti che vengono dall’esperienza per forza di cose individuale. Il percorso del lettore procede negli anni di titolo in titolo seguendo strade spesso imperscrutabili, si sviluppano gusti che portano ad abbandonare generi e preferirne altri; avrà senz’altro un peso il carattere, la formazione, i libri che si aveva in casa quando si è cominciato a leggere.
C’è poi un problema di tempo e di memoria. Ho letto libri che ricordo come molto belli, sì, ma sono passati vent’anni: chi lo sa se troverei Il maestro e Margherita o Gente di Dublino o I Buddenbrook ancora oggi esperienze sconvolgenti come le trovai allora, in my younger and more vulnerable years? L’esperienza della rilettura a distanza di gran tempo riserva sorprese, non sempre positive.
Ma l’altra sera la mia amica Jessica mi ha chiesto qualche consiglio, perché le piacciono le classifiche e le interessa qualche cosa in italiano e non solo: e mi sono detto proviamo questo esercizio.
Faccio subito la tara di qualche limitazione che mi impongo: evito libri troppo complessi o da esibizionisti, perché non è detto che tutti siano in vena di leggere grossi tomi che richiedono attenzione implacabile e la pazienza di Giobbe; evito anche titoli troppo datati perché la loro lettura immediata è spesso difficile; seleziono libri che mi figuro possano muovere subito qualche corda nel lettore, commettendo l’inevitabile errore di trasferire sull’universale l’esperienza personale.
Se insomma dovessi fare una lista di dieci libri che porterei via con me oggi, come compagni in un lungo viaggio, che bilancino la facilità di lettura e il valore letterario, un poco di italiano insieme allo straniero, il nuovo e il meno nuovo senza andare nell’antico; certo tenendo conto che escludere è difficile quanto includere; d’altra parte lasciando fuori il più possibile i libri più lunghi di trecento pagine circa, categoria che da sola raccoglie infiniti capolavori e forse i più importanti; limitando il più possibile la lista al Novecento e al Duemila; volendo inserire titoli ciascuno dei quali mi ha lasciato profonda e duratura impressione; puntando soprattutto a non annoiare troppo, questa insomma sarebbe la mia lista di libri bellissimi, che raccomanderei di leggere a tutti:
John Edward Williams, Stoner, 1965 (ed. it. Fazi, 332 pp.)
J.L. Borges, Finzioni, 1944 (ed. it. Adelphi, 186 pp.)
Philip Roth, Il complotto contro l’America, 2004 (Einaudi, 440 pp.)
Cormac McCarthy, La strada, 2006 (ed. it. Einaudi, 218 pp.)
Filippo Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, 1958 (Feltrinelli, 254 pp.)
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, 1951 (ed. it. Einaudi, 344 pp.)
Italo Calvino, Le città invisibili, 1972 (Mondadori, 228 pp.)
Rudyard Kipling, Racconti indiani, 1890 (ed. it. Rizzoli, 448 pp.)
J.D. Salinger, Nove racconti, 1953 (ed. it. Einaudi, 234 pp.)
Alice Munro, Uscirne vivi, 2012 (ed. it. Einaudi, 312 pp.)
Questa lista è ragionata, ma non così tanto da diventare un esercizio di stile. Se vi va, fatemi sapere la vostra decina, senza volerne fare una gara o un obbligo, magari qui sotto, nei commenti a questa uscita.
Commenti? Idee? Suggerimenti? Puoi scrivermi rispondendo a questa email o nei commenti qui sotto.
Accetto il gioco e dunque propongo anch'io una lista, cercando più o meno di rispettare gli stessi criteri. Anzi, ne aggiungo un altro, dato che più vincoli ci sono, più è facile comporre una lista che, viceversa, potrebbe risultare sconfinata. Il criterio aggiuntivo allora è quello di consigliare una sola lettura per "letteratura" nazionale.
1) "Revolutionary Road" di Richard Yates;
2) "La peste" di Albert Camus;
3) "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa;
4) "La Fortezza" di Mesa Selimovic;
5) "Autunno Tedesco" di Stig Dagerman;
6) "Gli anelli di Saturno" di W.G. Sebald;
7) "Quel che resta del giorno" di Kazuo Ishiguro;
8) "I fratelli Ashkenazi" di Israel Joshua Singer;
9) "Le cose crollano" di Chinua Achebe;
10) "I racconti di Kolyma" di Varlam Salamov.
Quest'ultimo trasgredisce in realtà ai vincoli della lista, poiché è molto lungo. Trattandosi però di una raccolta di racconti brevi, credo possa comunque andar bene.
P:S.: personalmente sto cercando di liberarmi da questo vizio, quello di consigliare libri intendo. Com'è agevole constatare, tuttavia, devo ancora lavorarci parecchio...
Metto qui, con il permesso dell’autore, la classifica che mi ha fatto avere via mail il lettore Agostino.
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La mia classifica, ferma restando la tua e in particolare Il Gattopardo e Stoner, è la seguente (ovviamente molto limitata e non rigorosamente nell'ordine):
La scatola nera di A. Oz
Il libro dell'inquietudine di F. Pessoa
Pastorale americana di P. Roth
Ad un cerbiatto somiglia il mio amore di D. Grossman
La città della gioia di D. Lapierre
La donna giusta di S. Marai
Tropico del cancro di H. Miller
Quel che resta del giorno di K. Ishiguro
L'immortalità di M. Kundera
I sensi incantati di A. Bevilacqua
e tanti altri...