Per me fu Hemingway. Allora ero molto giovane e pensavo che la lettura fosse una noia e "una cosa da sfigati" (quando si è adolescenti questo è un aspetto fondamentale!). Non ricordo come mi ci imbattei, nella casa dei miei genitori non c'erano libri e forse fu un compagno di scuola a prestarmelo, chissà. Va da sé che, riprovando molti anni dopo a rileggerlo, non riuscii a provare le stesse sensazioni. Però fu la chiave che aprì la porta. Da lì tutti i suoi libri, poi gli altri americani della prima metà del '900, poi gli americani contemporanei e poi ogni porta ne apriva mille altre, ecc.; la stessa esperienza di ogni lettore, immagino. Mi dispiace invece di non poter essere utile circa l'autore della parafrasi di inizio post. Suona un po' come qualcosa che potrebbe aver scritto Malcolm Lowry, ma in realtà non ne ho la più pallida idea...
Grazie della condivisione! Devo dire che nell’ambiente in cui sono cresciuto non mi è mai successo di avvertire un pregiudizio verso la lettura come di una roba “da sfigati”, neppure nella più nera fase della stupidità adolescenziale. Sono stato fortunato! Con Hemingway ho avuto un rapporto strano, ondivago: ne lessi alcune cose e le trovai straordinarie (penso in particolare ai “Quarantanove racconti”), poi incontrai una stroncatura del “Vecchio e il mare” e lo rilessi cogliendone alcuni seri difetti. E da molto tempo non l’ho più affrontato...
Per me fu Hemingway. Allora ero molto giovane e pensavo che la lettura fosse una noia e "una cosa da sfigati" (quando si è adolescenti questo è un aspetto fondamentale!). Non ricordo come mi ci imbattei, nella casa dei miei genitori non c'erano libri e forse fu un compagno di scuola a prestarmelo, chissà. Va da sé che, riprovando molti anni dopo a rileggerlo, non riuscii a provare le stesse sensazioni. Però fu la chiave che aprì la porta. Da lì tutti i suoi libri, poi gli altri americani della prima metà del '900, poi gli americani contemporanei e poi ogni porta ne apriva mille altre, ecc.; la stessa esperienza di ogni lettore, immagino. Mi dispiace invece di non poter essere utile circa l'autore della parafrasi di inizio post. Suona un po' come qualcosa che potrebbe aver scritto Malcolm Lowry, ma in realtà non ne ho la più pallida idea...
Grazie della condivisione! Devo dire che nell’ambiente in cui sono cresciuto non mi è mai successo di avvertire un pregiudizio verso la lettura come di una roba “da sfigati”, neppure nella più nera fase della stupidità adolescenziale. Sono stato fortunato! Con Hemingway ho avuto un rapporto strano, ondivago: ne lessi alcune cose e le trovai straordinarie (penso in particolare ai “Quarantanove racconti”), poi incontrai una stroncatura del “Vecchio e il mare” e lo rilessi cogliendone alcuni seri difetti. E da molto tempo non l’ho più affrontato...