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Provo ad azzardare un'ipotesi (probabilmente perchè C.M.Cipolla mi è sempre stato simpatico, forse per il cognome legato alla gag con Amadeus, e terribilmente legata al tema di questo articolo).

E se si potesse comunque tenere la terza legge, applicandola all'ambito psicologico? Intendendo in questo modo il vantaggio personale come una strategia inconsapevole di autotutela. Se mi sento stupido e ne sono consapevole, difficilmente sarà una considerazione neutra a livello emotivo, anzi rischia di rendermi di umore un po' meno allegro. Cornuto e mazziato, in altri contesti.

Magari è più salutare rimuovere questo pensiero (la rimozione, devo averlo letto da qualche parte, è un meccanismo di difesa arcaico, di quelli insomma che funzionano, ma insieme all'acqua sporca buttano via anche il bimbo) e andare dritti per dritti, sicuri delle proprie idee, anzi ostentandole. Non si rischiano insicurezze, dubbi, problemi di sorta.

I meccanismi di difesa arcaici mi pare intervengano quando c'è bisogno di molta "energia", cioè quando è veramente fondamentale che la persona non abbia consapevolezza di alcune sue parti:

e se quindi legato al concetto di stupidità vi fosse quello di fragilità emotiva?

Comunque essere stupido non mi pare così malvagio.

Si diviene portatori della verità, e fieri della propria intelligenza. Chi potrebbe mai rifiutare tutto ciò?

Solo uno stupido.

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Unifichiamo dunque la teoria psicologica e quella economica? Questo studio della stupidità sta diventando sempre di più una disciplina di dignità accademica

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