Libri che fanno arrabbiare
Ovvero che cosa accomuna Philip Roth e un ex ministro delle finanze greco
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Indignazione, pubblicato nel 2008, è uno degli ultimi libri di Philip Roth. Alcuni grandi scrittori, alla fine delle loro carriere, producono queste opere distillate ed essenziali. Hanno infine padroneggiato l’arte forse più difficile della scrittura, quella della sottrazione: ne escono opere brevi, lineari, piccoli capolavori (un altro ottimo esempio è Il viaggio dell’elefante di Saramago).
Il momento centrale di Indignazione è quando il giovane protagonista, un ragazzo ebreo del New Jersey che finisce in un college dell’Ohio, ha una lunga conversazione con il preside. Gli espone i motivi del suo ateismo e il suo rifiuto a sottostare alle regole dell’istituzione, che gli imporrebbero ogni domenica la presenza alla messa per gli studenti.
Il discorso del giovane Marcus è esposto con la forza, verrebbe da dire il fanatismo, di un ragazzo assolutamente convinto di avere ragione e che, davanti alla piccineria bigotta che lo circonda, reagisce con foga e, appunto, indignazione. Nel suo ragionamento – che Roth scrive prendendo a piene mani da Betrand Russell – c’è un’ira razionale, compassata.
Ho incontrato la stessa rabbia in Adults in the Room, il libro di Yanis Varoufakis (pubblicato in Italia nel 2018 da La Nave di Teseo) che racconta i suoi cinque mesi da ministro delle Finanze greco dopo la vittoria della sinistra radicale di SYRIZA alle elezioni parlamentari del gennaio 2015.
I fatti sono noti: la Grecia, colpita duramente dalla crisi dei debiti sovrani in conseguenza della crisi finanziaria globale, era da tempo sottoposta alle condizioni della cosiddetta Troika (Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale) per poter accedere ai prestiti necessari a mantenere uno Stato funzionante ed evitare una disastrosa situazione di insolvenza. SYRIZA era stata eletta nella speranza di rompere il circolo vizioso creato da prestiti da decine di miliardi di euro, misure draconiane che deprimevano l’economia, nuove difficoltà economiche e necessità di nuovi prestiti.
Varoufakis racconta quei cinque mesi giorno per giorno, a volte quasi ora per ora. I suoi incontri con i padroni dell’Europa e i suoi rapporti non facili con i compagni di partito e di governo. Allo stesso tempo, analizza in dettaglio che cosa, a suo parere, non stava funzionando in Grecia e nell’Unione europea, ed espone con altrettanto dettaglio qual era la sua strategia, poi non realizzatasi, per uscire dall’impasse.
Non entro qui nel dettaglio della sua visione economica o politica, anche se noterò che, letto a fianco de L’euro di Stiglitz, il libro di Varoufakis farà venire seri dubbi al più convinto europeista. Chi fosse interessato può senz’altro approfondire, e se qualche lettore di questa newsletter ne ha le competenze, potrebbe magari consigliarmi un libro che difenda l’altra campana – quella in difesa dello status quo europeo, o almeno dell’operato delle sue istituzioni negli ultimi dieci anni – perché devo confessare di essere in preda a una certa crisi di fiducia nelle istituzioni comunitarie.
Piuttosto, Adults in the Room è notevole perché fornisce un resoconto impietoso, non privo di acume psicologico e di talento narrativo, di come funziona la politica ai suoi massimi livelli. Certo è una relazione parziale e non mi illudo che le cose siano andate proprio come le racconta Varoufakis: eroe del suo stesso libro, è all’apparenza privo di ogni secondo fine e di ogni piccineria egoistica che, purtroppo, non possiamo escludere dall’animo di nessun uomo, per quanto retto.
Ma in molti episodi si ha comunque l’impressione che, a un discorso coerente e razionale, si siano opposte dinamiche in larga parte figlie dell’ottusità e del pregiudizio. Nella nostra vita quotidiana abbiamo spesso a che fare con persone dogmatiche e irragionevoli, quando non proprio stupide, e non c’è alcun motivo di pensare che tali diffusi tipi umani non abbiano popolato in qualche misura anche le riunioni dell’Eurogruppo dell’inizio del 2015.
Il narratore di Adults in the Room, l’economista proiettato quasi dall’oggi al domani al centro della scena europea, è però fatto di un’altra pasta. Con tutti i suoi limiti, ha dalla sua parte la logica e il ragionamento, oltre all’assoluta convinzione di essere dalla parte del giusto. Come il giovane Marcus nel libro di Roth, è in una posizione di debolezza e rifiuta di accettare ogni compromesso. Dopotutto, non si scende a compromessi con la corretta dimostrazione di un teorema.
Varoufakis e Marcus hanno perfettamente ragione. Sono anche impegnati in una battaglia che non hanno alcuna speranza di vincere. Perché hanno scelto di escludere la strada più facile: Marcus avrebbe potuto andare alla messa ed evitare lo scandalo; Varoufakis, alla sua prima riunione europea, acconsentire al testo di un comunicato congiunto in cui la scelta di un aggettivo avrebbe fatto prendere alla storia una piega tutta diversa. E dunque resta l’incertezza che un solo gesto di ipocrisia, una discesa a patti con la propria coscienza, la scelta dell’accomodamento piuttosto che dell’indignazione, non sia alla fine dei conti la soluzione più giusta, l’unica che porti a qualche risultato nelle cose degli uomini.
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