In sostanza, mi pare di capire che il tuo cruccio principale stia nel non riuscire a spiegare tramite principi semplici e universali che cosa sia la bellezza, declinata in ambito letterario. Domanda su cui hanno dibattuto per secoli filosofi, critici d’arte e pensatori: se mai tu ci dovessi riuscire, sarei ben contento di andare in giro a raccontare di conoscere un luminare :-).
Personalmente, non ho mai sentito il bisogno di darvi risposta: se da un lato fa parte dell’istinto umano cercare di capire e spiegare il mondo attraverso principi primi, dall’altro sono ben felice di accettare il fatto che esistano cose la cui complessità è sostanzialmente o difficilmente riducibile. In alcuni casi basta, o è preferibile, percepire, senza il bisogno di capire. Il concetto di bellezza è talmente vasto, e allo stesso tempo effimero, evolve nel corso del tempo, della storia, varia da cultura a cultura, da individuo a individuo, che dubito si riesca mai a identificarvi qualche principio primo universalmente riconoscibile. È poi affascinate notare quanto sia labile il confine tra bello e brutto in generale, ad esempio pensando ai tratti del viso di una persona. Per cui anche avendo a disposizione un’ipotetica ricetta universale per la bellezza letteraria, sarebbe probabilmente molto facile farne un uso imperfetto ed ottenere un risultato mediocre.
Resta comunque la consolazione che, valutando una singola opera, si riesca di solito ad individuarne gli elementi (almeno alcuni) che ne fanno qualcosa di grande, oppure quelli che stonano e che la rendono un risultato mediocre o velleitario. È un po’ come saper riconoscere il valore del rum in un tiramisu, o l’eresia dell’ananas sulla pizza, per banalizzare. Il problema è che questi stessi ingredienti possono giocare un ruolo totalmente diverso in altri contesti, immaginando ad esempio il rum sulla pizza o un po’ di ananas nel tiramisù.
Quindi, rinunciamo a cercare di spiegare in cosa consista in sostanza l’arte di scrivere? Direi di si. E per un aspirante scrittore amatoriale, non ci sono quindi corsi di scrittura, linee guida, principi semplici che possa seguire per imboccare subito una strada promettente? Personalmente, dubito. L’unica via è affidarsi al talento naturale più o meno grezzo che uno può avere, posto che ce ne sia, scrivere, provare e perseverare, cercando di valutare a posteriori, in maniera disinteressata, con l’aiuto della critica altrui se possibile, se ci sia un germe che brilla da rispolverare, e quali siano le spigolature da limare.
In sostanza, mi pare di capire che il tuo cruccio principale stia nel non riuscire a spiegare tramite principi semplici e universali che cosa sia la bellezza, declinata in ambito letterario. Domanda su cui hanno dibattuto per secoli filosofi, critici d’arte e pensatori: se mai tu ci dovessi riuscire, sarei ben contento di andare in giro a raccontare di conoscere un luminare :-).
Personalmente, non ho mai sentito il bisogno di darvi risposta: se da un lato fa parte dell’istinto umano cercare di capire e spiegare il mondo attraverso principi primi, dall’altro sono ben felice di accettare il fatto che esistano cose la cui complessità è sostanzialmente o difficilmente riducibile. In alcuni casi basta, o è preferibile, percepire, senza il bisogno di capire. Il concetto di bellezza è talmente vasto, e allo stesso tempo effimero, evolve nel corso del tempo, della storia, varia da cultura a cultura, da individuo a individuo, che dubito si riesca mai a identificarvi qualche principio primo universalmente riconoscibile. È poi affascinate notare quanto sia labile il confine tra bello e brutto in generale, ad esempio pensando ai tratti del viso di una persona. Per cui anche avendo a disposizione un’ipotetica ricetta universale per la bellezza letteraria, sarebbe probabilmente molto facile farne un uso imperfetto ed ottenere un risultato mediocre.
Resta comunque la consolazione che, valutando una singola opera, si riesca di solito ad individuarne gli elementi (almeno alcuni) che ne fanno qualcosa di grande, oppure quelli che stonano e che la rendono un risultato mediocre o velleitario. È un po’ come saper riconoscere il valore del rum in un tiramisu, o l’eresia dell’ananas sulla pizza, per banalizzare. Il problema è che questi stessi ingredienti possono giocare un ruolo totalmente diverso in altri contesti, immaginando ad esempio il rum sulla pizza o un po’ di ananas nel tiramisù.
Quindi, rinunciamo a cercare di spiegare in cosa consista in sostanza l’arte di scrivere? Direi di si. E per un aspirante scrittore amatoriale, non ci sono quindi corsi di scrittura, linee guida, principi semplici che possa seguire per imboccare subito una strada promettente? Personalmente, dubito. L’unica via è affidarsi al talento naturale più o meno grezzo che uno può avere, posto che ce ne sia, scrivere, provare e perseverare, cercando di valutare a posteriori, in maniera disinteressata, con l’aiuto della critica altrui se possibile, se ci sia un germe che brilla da rispolverare, e quali siano le spigolature da limare.