Sull’opportunità dell’inserto onirico come espediente narrativo condividi la stessa opinione di Chuck Palahniuk, e anche la mia: i brevi fictional dream sono noiosi, autoreferenziali e auto compiaciuti. A meno che tu ne faccia una cifra stilistica totale e coerente. Vedi Alice, come hai scritto tu. Io vivo così anche Il Processo di Kafka. Più facile se racconti per immagini, vedi Fellini. D’altra parte, se ci pensi, anche nella vita reale, quando qualcuno ti racconta un sogno è quasi sempre una noia mortale. Troppo intimo, legato al proprio personale immaginario e alle specifiche sensazioni, poco condivisibile. Come certe descrizioni delle fantasie erotiche. È un terreno minato per uno scrittore.
Sull’opportunità dell’inserto onirico come espediente narrativo condividi la stessa opinione di Chuck Palahniuk, e anche la mia: i brevi fictional dream sono noiosi, autoreferenziali e auto compiaciuti. A meno che tu ne faccia una cifra stilistica totale e coerente. Vedi Alice, come hai scritto tu. Io vivo così anche Il Processo di Kafka. Più facile se racconti per immagini, vedi Fellini. D’altra parte, se ci pensi, anche nella vita reale, quando qualcuno ti racconta un sogno è quasi sempre una noia mortale. Troppo intimo, legato al proprio personale immaginario e alle specifiche sensazioni, poco condivisibile. Come certe descrizioni delle fantasie erotiche. È un terreno minato per uno scrittore.