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Fabio Lombardi's avatar

La scrittura è una forma di comunicazione, e la comunicazione passa attraverso la pubblicazione e la vendita nelle librerie. La vendita, purtroppo, richiede compromessi come presentazioni del romanzo, pubbliche letture, firme di copie e, nei casi più fortunati, passaggi in televisione. Sono le regole del gioco, e valgono per tutti, salvo pochi fortunati che sono già famosi. Altrimenti, si rimane senza lettori. Però si può cercare di farlo con modestia e noncuranza, e parlando il meno possibile di se stessi.

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Luca's avatar

Ciao! Intanto, ci tengo a dirti che apprezzo sempre molto quello che scrivi qui e leggo sempre con molto piacere.

La questione sull'impossibilità del dirsi scrittori la trovo molto interessante e condivido anche in parte quello che sostieni. Sono cose su cui mi interrogo molto perché io ad esempio scrivo e non riesco mai, almeno per ora, a definirmi scrittore (me lo dicono più spesso gli altri ma io provo imbarazzo).

Ultimamente rispondo alla questione così: si chiarisce tutto se assimiliamo la professione dello scrittore a quella di altre forme artistiche (pittore, scultore, musicista, ecc.). Lo scrittore è tale non per hobby, ma se è riuscito a creare un proprio percorso coerente guidato dai propri risultati (cosa scrive, cosa pubblica e come). La questione del riconoscimento economico certamente conta - motivo del mio attuale imbarazzo - ma non ne farei una prerogativa necessaria (se guardassimo a chi vive o ha vissuto di libri Fabio Volo sarebbe uno scrittore, Kafka no). Se quel percorso artistico procede con onestà e risultato, gli altri ti riconosceranno come tale. E quindi, potrai dirti scrittore in modo possibile. Spero di essermi spiegato, se ci sarà mai modo sarebbe bello parlarne.

Luca

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