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Ho un problema con i libri di narrativa che si pubblicano oggi in Italia. Ne so pochissimo e non capisco bene perché. Da un lato sento che dovrei saperne di più e che mi dovrei sforzare di conoscerli meglio, per sapermici orientare. Ma dall’altro mi rendo conto che nessuno o quasi di quei libri fa nulla per farsi leggere da me.
Esagero: certo, non posso pretendere che qualcuno mi mandi un messaggio ogni volta che viene pubblicato un libro interessante. Non faccio però riferimento a una sorta di diritto di essere informato, quanto piuttosto al fatto che, nel caso di molti altri fenomeni culturali – un film, un pezzo musicale, un articolo – quando esce qualcosa di davvero importante va a finire che entra nel mio radar anche se non voglio, bombardato come sono (come siamo) di informazioni tutto il giorno.
Quando succede, tra l’altro, è un buon segno: vuol dire che quel film o quel pezzo o quell’articolo è uscito dalla cerchia degli specialisti, degli addetti ai lavori, per interessare una platea abbastanza ampia da arrivare anche a me. Bene, di romanzi italiani contemporanei, nella mia bolla, ne arrivano pochissimi. Praticamente nessuno.
Anche stranieri, a dire il vero: qualche tempo fa ci fu un certo fermento per Normal People di Sally Rooney (tradotto in Italia da Einaudi con il titolo Persone normali), che lessi, trovandolo dignitoso. Ogni tanto c’è qualche caso letterario, di cui parlano tutti: mi viene in mente Sottomissione di Michel Houellebecq, ma non ci provai neppure, perché secondo me lo scrittore francese ha detto quello che aveva da dire parecchio tempo fa, con i suoi primi libri, e ora mi pare che ripeta i suoi trucchi solo per épater le bourgeois. Di un paio di autori, entrambi americani, seguo le uscite: Cormac McCarthy, che però non ha pubblicato più romanzi dopo La strada (un capolavoro) più di dieci anni fa, e Jonathan Franzen, che con Purity mi era sembrato molto meno ispirato del solito.
Il problema è che intorno alla letteratura contemporanea italiana mi pare non ci sia molta attenzione, se escludiamo gli addetti ai lavori. Non c’è una vera e propria discussione, un dibattito tra interessati non specialisti, un interesse che fa sì che, di tanto in tanto, di un romanzo appena uscito parlino tutti.
C’è stato un tempo in cui non era così? Ogni ricerca di esempi contrari nel passato rischia di essere una proiezione idealizzata dei propri desideri, ma non è difficile trovare esempi di scrittori che, pochi decenni fa, erano voci di primissimo piano del dibattito pubblico: Sciascia o Pasolini, per esempio. Immagino che l’uscita dei loro nuovi libri fossero una notizia, magari una piccola notizia: di quanti scrittori italiani, oggi, si può dire lo stesso?
Mi verrebbe da dire: di nessuno. Non so se è un problema dei libri che si scrivono, della loro qualità incapace di uscire dal mondo dei premi letterari e delle pagine culturali. Ho provato a leggere un paio dei vincitori dei premi più prestigiosi e li ho trovati, in entrambi i casi, proprio brutti: forse è per quello? Forse in Italia cose davvero belle non si scrivono?
Ma potrebbe anche essere, invece, che in realtà là fuori ci siano un sacco di bei romanzi. E a fare una visita in libreria verrebbe da pensare che sia così: molte nuove uscite, tantissimi autori italiani. Quello che mi impedisce di intercettarli allora potrebbe essere la moltiplicazione degli interessi e degli stimoli. Forse ci sono troppe serie Tv e film e podcast e saggi e longform tra cui dividere la nostra attenzione, con il risultato di impedire che un qualsiasi prodotto culturale possa interessare al di là di una nicchia, quella delle persone che in quel momento non erano distratte da altro.
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Ho letto la sua interessante e condivisibile disamina. Ho letto anche un saggio storico dal titolo "Silenzio di piombo" di Patrizia Zangla editore Leone. Mi piacerebbe che lo leggesse per farmi sapere cosa ne pensa. Grazie per l'attenzione e cordiali saluti.
Buongiorno,
da scrittore (per passione) comprendo le sue perplessità, e credo che il problema risieda soprattutto nell'ipertrofia della produzione: siamo sommersi dai libri, quando ho pubblicato per la prima volta mi ha stupito proprio la vastità della produzione letteraria in Italia; vastità che rende estremamente difficile selezionare il meglio (vero o presunto) o anche solo orientarsi e ipotizzare l'esistenza di tendenze di fondo. Resiste la nicchia dei concorsi letterari più prestigiosi, anche se l'impressione è che si tratti di un ambiente referenziale dove le maggiori case editrici italiane si celebrano tra loro e sgomitano per un posto in prima fila; raramente si entra nel merito dei testi e del perché un'opera dovrebbe essere rilevante o dire qualcosa al lettore.
Thriller e gialli la fanno da padroni e personalmente non sono molto in sintonia con i generi, specie non se non alludono a qualcosa di più ampio. La dittatura dello storytelling, figlia anche delle serie Tv, è per me un limite anche della letteratura contemporanea: conta solo il plot, la trama, conta "scoprire il colpevole"; il romanzo non deve parlare del mondo e offrire un punto di vista alternativo, personale e magari scomodo sulla società (ciò che aveva caratterizzato la modernità e anche molta post modernità, penso a opere mondo come Infinite Jest, 2666, Underworld etc..), ma semplicemente intrattenere, catturare l'attenzione del pubblico. Io preferisco una letteratura che mi aiuti a esplorare e a interrogarmi su "cosa significa essere una persona" (cito un grande scrittore contemporaneo), piuttosto che una letteratura che semplicemente funzioni come un anestetico, un diversivo. Lungi da me rigettare in toto le proposte che cercano di conquistare le simpatie del grande pubblico, ci mancherebbe, però credo appunto che la dittatura della "storia" abbia paralizzato e limitato le potenzialità della narrativa contemporanea, rendendola molto convenzionale e orientata alla conquista del mercato (operazione che riesce molto di rado e solo se ti supportano realtà editoriali importanti). In ogni caso, mi piacerebbe discutere anche in privato della questione, se mi può lasciare il suo indirizzo email.