Superati di slancio i trecento iscritti, sto cominciando a montarmi la testa. Nella scorsa puntata ho parlato di che cosa si scrive oggi in Italia. Se quello che leggi qui sotto ti piace e non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato mattina, cliccando qui. E magari consigliarla a qualcuno.
Dopo l’uscita della settimana scorsa, in cui mi chiedevo perché, rispetto a tanti altri prodotti culturali, dei nuovi libri di narrativa in Italia si parlasse tutto sommato poco, il mio amico Dario mi ha suggerito una risposta a cui non avevo pensato: di libri si parla poco perché si legge molto poco.
Sono andato allora alla ricerca di qualche numero sullo stato della lettura in Italia. Si possono trovare molte informazioni mettendo insieme due rapporti recenti: poche settimane fa è stato pubblicato il Libro bianco sulla lettura e i consumi culturali in Italia (2020-2021), edito dal Centro per il Libro e la Lettura insieme all’Associazione Italiana Editori (il testo completo è a questo link). È un rapporto molto ricco, non solo su chi legge ma anche su quanto e cosa si pubblica in Italia oggi – ma su questo aspetto torneremo in un’altra occasione. A gennaio 2021 invece è uscita la versione più recente dell’indagine Istat sui libri e la lettura (il testo è qui).
Un’ultima premessa: è quasi certo che durante la pandemia i numeri che seguono – che di solito si riferiscono a un paio d’anni fa – siano migliorati, visto che negli ultimi mesi hanno dichiarato di essersi dedicate alla lettura sei persone su dieci.
Il primo numero interessante sullo stato della lettura in Italia è che il 40 per cento degli italiani di 6 anni e più si dichiara lettore, un dato stabile dal 2016 in poi. Dal 2001 al 2010 c’era stato un aumento, ma negli anni successivi la percentuale è calata: risultato, oggi si legge più o meno quanto vent’anni fa. Per essere considerati “lettori” bisogna aver letto almeno un libro nel corso dell’anno per motivi non scolastici o professionali. Visto che la popolazione italiana maggiore di 6 anni è di 56,8 milioni di persone, possiamo stimare i lettori in circa 23 milioni.
Quel 40 per cento non è una percentuale molto alta, se guardiamo ai nostri vicini: siamo in coda a tutti gli altri grandi Paesi dell’Unione europea. Eurostat ha dati piuttosto vecchiotti sul tema, ma nel 2011 eravamo dietro anche a parecchi stati dell’Europa orientale. Il Libro bianco, che mette insieme i risultati di diversi sondaggi a livello nazionale, conferma e aggiunge che facciamo peggio anche degli Stati Uniti e, tra i principali Paesi europei, superiamo solo la Grecia.
Che dire? Un giorno bisognerà fare i conti onestamente con la nostra retorica sulla cultura come vero petrolio dell’Italia e via tromboneggiando, a fronte di – per dirla con Orson Welles ne La ricotta di Pasolini – «il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d’Europa».
Tra l’altro, in Italia più si cresce e meno si legge. La lettura è un’abitudine molto diffusa tra adolescenti e ragazzi, ma nelle fasce d’età successive si perde in modo molto consistente. Un lettore italiano su cinque, dice il Libro bianco, ha meno di quattordici anni. Un dato che mi ha stupito è che gli over 65 sono quelli che leggono meno di tutti: sembra che una volta persa l’abitudine sia molto difficile ricominciare a leggere, e che i sogni di dedicarsi ai libri una volta andati in pensione siano piuttosto poco realistici.
Le donne leggono più degli uomini in praticamente tutte le fasce d’età. A volte molto più degli uomini: tra i 15 e i 17 anni il distacco è di oltre venti punti percentuali, 67 per cento contro 42. Gli abitanti delle grandi città leggono più di quelli dei piccoli centri. Le differenze geografiche sono davvero impressionanti: dal 48,1 per cento di lettori nel Nord-est si scende al 27,9 per cento del Sud.
Chi legge in Italia lo fa piuttosto raramente. Intorno alla metà dei lettori non legge più di tre libri all’anno, cioè uno ogni quattro mesi. La media complessiva è di 6-7 libri letti ogni anno. Aiutano ad alzarla i lettori forti, cioè quelli che hanno letto almeno un libro al mese in media nell’ultimo anno. Sono il 15,6 per cento dei lettori: in numeri, vuol dire più o meno tre milioni e mezzo di persone. Chi legge più di venticinque titoli l’anno è circa un terzo di questo numero, più o meno 1,3 milioni di persone.
Insomma, in Italia si legge poco – e meno rispetto ai nostri vicini di casa europei – ma tutto sommato non pochissimo. Per fare un confronto, a fine 2020 si stimava che nel nostro Paese ci fossero circa 3,7 milioni di abbonati a Netflix, un numero paragonabile a quello dei lettori forti, e circa 5 milioni di abbonati a Sky. E dunque, se intorno ai libri non c’è un discorso condiviso, il motivo dovrà essere diverso dalla mera mancanza di interessati.
Un elemento da tenere in considerazione è che nel caso dei libri c’è una dispersione maggiore rispetto ai film o alle serie tv, perché i titoli disponibili sono un’enorme quantità. Ma di questo parleremo in una prossima uscita.
Commenti? Idee? Suggerimenti? Puoi scrivermi rispondendo a questa email.