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Il lettore accanito sa che, come un abito, il libro da leggere si sceglie in modo che sia appropriato all’occasione. Come una giacca di jeans sarebbe fuori luogo alla propria sessione di laurea o un abito inadatto a un pomeriggio a fare gli scatoloni di un trasloco, così anche il libro va scelto, per ogni sessione di lettura, con la cura dovuta. C’è il libro perfetto per la mezz’ora prima di andare a dormire; quello per le ore al sole distesi in spiaggia; e quello a cui ci chiama il dovere o l’interesse professionale.
Il mio amico Emanuele, che da poco si è riavvicinato alla lettura, mi ha scritto qualche giorno fa chiedendomi se fosse normale aver cominciato più di un libro allo stesso momento: ho riconosciuto uno di quei casi in cui l’istinto porta a fare la cosa giusta.
Se dovessi infatti dare un consiglio ai neolettori – giacché, citando il maestro Manzi, non è mai troppo tardi – direi infatti: non cominciare un libro, cominciane due. Prendi un ponderoso classico che ti ha sempre attirato – che so, Guerra e pace o Dune – e mettici accanto una lettura di alleggerimento: un giallo, una raccolta di racconti, un libro d’arte. Presto avrai voglia di leggere almeno uno dei due più spesso di quanto avrai un momento libero per farlo: e se non sarà così, non dovrai far altro che aggiungerne un altro alla selezione.
L’abbondanza è necessaria anche perché il lettore accanito sa che a volte bisogna lasciar andare qualcuno dei libri iniziati. Anche è comune sentire l’affermazione che «quando inizio un libro, poi mi sento in colpa se non vado fino in fondo», questa è nella maggior parte dei casi una mezza verità. È normale che parecchi volumi non superino le prime sessioni di lettura e che, nonostante il senso del dovere, vengano semplicemente abbandonati. Io stesso noto che questo mi succede sempre più spesso, negli ultimi anni. Una volta capito che lo stile non fa per me, o la storia non è abbastanza interessante, o le argomentazioni troppo ripetitive, oggi abbandono il libro senza troppi ripensamenti.
A spingere verso la lettura multipla c’è anche la caratteristica di alcuni libri di richiedere il periodo giusto per essere affrontati. Ho provato quattro o cinque volte a leggere Mentre morivo di Faulkner, ma se non l’ho mai terminato è principalmente perché si tratta di un libro esigente, che ha bisogno di continuità e di una certa insistenza. Finora ho sempre scelto il momento sbagliato.
Se dovessi azzardare una teoria della lettura multipla, organizzerei i libri secondo due caratteristiche principali: quanto tempo è opportuno dedicare loro per una sessione di lettura e quanta concentrazione richiedono al lettore. Pescando dalle mie letture recenti, o che conosco meglio, ho persino abbozzato il mio personale grafico per navigare la scelta delle letture più adatte per ogni occasione. Eccola:
Partiamo dal quadrante in alto a destra. Ci sono libri che hanno bisogno almeno di un’ora o due di compagnia e allo stesso tempo una buona dose di concentrazione, ad esempio perché hanno una trama complessa o molti personaggi, oppure perché lo stile richiede un poco di adattamento prima di potercisi immergere con agio.
Scelti al momento sbagliato, condanneranno il lettore incauto a una quasi certa rilettura delle pagine scorse in troppa fretta o con la mente non abbastanza sgombra. Qualche mese fa ho letto Anna Karenina, che non è un libro troppo esigente, ma richiede comunque qualche minuto prima di ricordarsi a chi corrispondono tutti i nomi e i patronimici dei protagonisti, che ai miei orecchi non russofoni suonavano per forza di cose un po’ esotici. Sapevo che potevo affrontarlo solo se davanti a me avevo tempo, come nelle lunghe serate del lockdown.
Passando al quadrante in basso a destra, ci sono libri che richiedono una certa concentrazione, ma non per forza molto tempo davanti a sé per ogni sessione. Tra i libri che sto leggendo in questi giorni c’è Storie della tua vita di Ted Chiang, un’antologia di racconti di fantascienza di media lunghezza – resa celebre perché da uno di essi è stata tratta la trama del notevole film Arrival – che possono essere affrontati senza problemi in una mezz’ora, anche se toccano temi profondi e meritano attenzione (li trovo, a dire il vero, un po’ troppo cerebrali). Per fare un esempio ancora più estremo, ci sono poesie che si leggono in meno di un minuto, e danno da pensare per i due giorni successivi.
Ma ci sono anche libri che possono essere affrontati quasi in modo distratto, dunque senza grande concentrazione, e in sessioni di lettura brevi. Sono quelli che rientrano nel quadrante in basso a sinistra. Ad esempio, nei giorni scorsi ho letto un bel libro sulle teorie del complotto (A Culture of Conspiracy, di Michael Barkun) fatto di capitoli brevi e in larga parte autonomi, con un andamento molto chiaro e narrativo: si poteva affrontare anche poche pagine per volta senza grande difficoltà.
La quarta e ultima categoria sono i libri che non vogliono molta concentrazione ma che richiedono comunque del tempo per ogni incontro. L’esempio migliore sono le letture “da spiaggia” o comunque quelle che, almeno nel mio caso, sono fatte per puro svago. È da un po’ che non mi dedico a gialli o thriller, ma li metto in questa categoria: non ha senso dedicarci dieci minuti – si tratta di solito di testi non particolarmente densi e tre pagine non darebbero molta soddisfazione – e chiamano piuttosto lunghe sessioni di lettura, ma allo stesso tempo possono essere interrotti e ripresi senza troppo sacrificio.
Il lettore accanito saprà scegliere da quale quadrato pescare a seconda dei tempi e delle situazioni. Un viaggio in treno di due ore può spingere ad affrontare Guerra e pace una domenica mattina mentre un mercoledì pomeriggio, magari di ritorno da una trasferta di lavoro, ci si sentirà più propensi verso Agatha Christie (naturalmente ci saranno casi in cui le letture saranno invertite: l’eroismo umano o la voglia di evasione non conoscono confini). Il libro giusto prima di andare a dormire al termine di una giornata molto stressante non è lo stesso di quello che ci attrarrà per conciliare il sonno nel fine settimana. Il consiglio è dunque semplice. Se volete essere sicuri di avere sempre un libro sotto mano, cominciatene cinque o sei diversi.
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