La scorsa settimana ho parlato della geografia della letteratura. Un benvenuto a nuove iscritte e nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che leggi qui sotto ti piace, condividilo a qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato mattina, cliccando qui.
Qualche settimana fa mi trovavo a Forlì per lavoro. Nella mia mezza giornata libera ho deciso, quasi per caso, di andare a visitare la grande mostra sulla Maddalena ai Musei di San Domenico. Mi ero informato poco o nulla in anticipo: colpevole ignoranza, ma ciò mi ha permesso di rimanere felicemente stupito. Mi sono ritrovato infatti travolto dalla qualità e quantità delle opere e ho passato tre o quattro ore riuscendo a godermi forse metà di quanto era esposto; me ne sono andato con la voglia di tornare e concludendo che la mostra valeva da sola il viaggio in una città non proprio al centro dei percorsi turistici.
Tra le molte bellissime cose, mi ha colpito un gruppo di figure in terracotta, il Compianto sul Cristo morto di Guido Mazzoni, della fine del Quattrocento. L’espressività delle figure e la resa realistica dei volti lo rendono a tratti quasi perturbante (ne trovate una foto qui sopra). L’audioguida segnalava che l’opera aveva avuto una menzione letteraria nelle pagine di Giorgio Bassani, il grande scrittore ferrarese: il gruppo si trova di norma, infatti, nella Chiesa del Gesù di Ferrara. In una di quelle connessioni fulminee che creano dal nulla desideri imperiosi e urgentissimi, ho realizzato che non avevo mai letto Il giardino dei Finzi-Contini e ho sentito un bisogno quasi smanioso di recuperare.
Appena qualche giorno più tardi mi sono procurato il libro. È un classico degli elenchi estivi per gli studenti del liceo, nonché uno dei più famosi romanzi italiani del Novecento. Inutile che ne faccia qui una recensione estesa: lo stile e la bravura di Bassani sono innegabili e danno il meglio soprattutto nella resa dei personaggi, con un tocco delicato e le sottili anticipazioni che creano l’atmosfera della catastrofe imminente. Resta però, e questo è il suo limite, soprattutto la storia di un innamoramento adolescenziale.
L’opera di Bassani è notoriamente piena di riferimenti all’arte e alla pittura: mi aspettavo quindi da una pagina all’altra di trovare la descrizione del Compianto di Mazzoni – avevo preso il libro, in un certo senso, proprio per quello – ma quelle sculture non compaiono mai. Eppure ero sicuro che l’audioguida me le avesse promesse. Era possibile che mi fossero sfuggite durante la lettura: la vicenda si svolge però in larga parte nella comunità ebraica ferrarese e di scene in una chiesa cattolica, a dire il vero, non ce n’è neppure una.
Come ben sanno gli appassionati di true crime, la memoria umana è molto inaffidabile. E già Marc Bloch, nel Mestiere dello storico (se non ricordo male) mette in guardia sull’eccessiva fiducia nei resoconti dei testimoni oculari. Chi era sul posto e ha visto una scena del crimine, o una battaglia, o un grande evento, potrebbe essere stato distratto, aver perso dettagli fondamentali, aver visto le cose soltanto da un particolare punto di vista. Potrebbe anche non averci capito nulla, come Fabrizio sul campo di Waterloo nella Certosa di Parma.
A distanza di anni, poi, i ricordi non sono soltanto parziali e sbiaditi: sono spesso stati sostituiti e deformati in altri ricordi, mescolando episodi diversi e cambiando le date, creando situazioni che non si sono mai verificate (o non in quel modo, non in quel momento) ma sulla cui realtà – sbagliando – saremmo pronti a giurare. Quando penso a certi eventi della mia adolescenza mi accorgo spesso di collocarli in prima battuta quattro o cinque anni prima di quando si sono davvero verificati, se considero altri indizi.
Dunque la nostra memoria, come i testimoni oculari e persino i rei confessi, è ingannevole. E se ciò vale chi ha visto la battaglia decisiva di Napoleone, tanto più vero sarà per le letture, le citazioni, i riferimenti letterari. Solo a una ricerca successiva, infatti, ho scoperto che la descrizione del Compianto del Mazzoni non è nel Giardino dei Finzi-Contini, ma in un romanzo assai meno conosciuto di Bassani intitolato Dietro la porta. Eppure, un mese dopo aver visitato quella mostra, sarei stato pronto a giurare che le statue erano descritte nell’opera più famosa. Chissà quante altre false memorie ho in testa, quante cose credo di sapere e non so.
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