Nella scorsa puntata ho parlato di Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino. Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che leggi qui sotto ti piace, condividilo con qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato, cliccando qui.
La mia regola è questa: se un libro molto alla moda mi suscita ancora qualche curiosità due o tre anni dopo che è stato pubblicato, è il caso di procurarselo. Così, dopo che nella metropolitana ho visto enormi cartelli pubblicitari che promuovevano il terzo libro della serie (o la serie televisiva, o la linea di abbigliamento: non ricordo) ho deciso di leggere M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati (Bompiani, 2018, 852 pp.).
Uno dei maggiori successi commerciali dell’editoria italiana negli ultimi anni: un fantastilione di copie vendute – in giro si trovano stime che arrivano a 600.000 – premiato con lo Strega, dominatore delle classifiche di vendita per anni nonché tradotto o in corso di traduzione in quaranta Paesi (ci informa la casa editrice).
Scurati racconta l’ascesa del fascismo dal punto di vista di Mussolini e di molti altri vicino a lui. La prima scena è il comizio di fondazione dei Fasci di combattimento, a Milano nel 1919, e l’ultima è il discorso dell’«associazione a delinquere» fatto in Parlamento nel 1925, quello in cui Mussolini, come è noto, si prese la responsabilità del delitto Matteotti, uno dei momenti di svolta del regime.
Naturale quindi che un libro che prende di petto, con un punto di vista originale e coraggioso, anni così drammatici della storia italiana susciti grande attenzione. Nel caso del Figlio del secolo, quell’attenzione si è tradotta in un clamoroso successo. Scurati poi insiste molto sul fatto di non aver inventato nulla: prima ancora della citazione in esergo (di Pasolini) ci informa che «ogni singolo accadimento, personaggio, dialogo o discorso qui narrato è storicamente documentato e/o autorevolmente testimoniato da più di una fonte».
Ecco, io sul libro di Scurati non ho niente da dire. Ogni tanto vado al cinema e mi guardo un blockbuster con i supereroi della Marvel: gran casino, fuochi d’artificio, una gioia per gli occhi; una psicologia elementare, in cui i buoni sono così fin dall’inizio e i cattivi altrettanto, magari con un tradimento o un cambio di casacca, da qualche parte in mezzo alla trama, per movimentare un po’; i più volonterosi ci potranno anche trovare tratti di stile registico, ma in realtà lo stile è largamente assente, perché è un prodotto fatto per piacere al mondo intero, anche a chi non ha mai visto un film in vita sua o a chi vive in Cina; i colori sono saturi; le azioni sopra le righe, con le esplosioni e le battaglie campali; le sfumature nei personaggi assenti, a meno che non vengano esibite in monologhi e azioni che le rendano evidenti, dunque non più sfumature, così siamo sicuri che arrivano proprio anche a chi si era distratto o addormentato; le vicende sono di grande momento, importanti, visto che di mezzo c’è sempre la salvezza del regno, del pianeta, dell’Universo; scintillanti prodotti di consumo, che mi fanno passare due ore o due ore e mezza o perfino tre ore (spesso si tratta di opere afflitte da un certo gigantismo) di puro diletto, di piacere infantile; non mi viene richiesto di tenere acceso il cervello e di far attenzione a quello che succede, perché tutto verrà spiegato cinquanta volte, ripetuto e sottolineato in modo da entrare in zucca anche allo spettatore più recalcitrante; prodotti deliziosamente midcult, i cui autori ci spiegheranno le alte aspirazioni e l’ardimento del loro disegno artistico, e in cui qualcun altro troverà un fitto tessuto di citazioni, rimandi, dilemmi esistenziali, ammiccamenti, spiegandoci che le vicende di Thanos in Avengers: Endgame sono la chiave di volta per penetrare la condizione dell’uomo contemporaneo, per leggere l’inquieta situazione geopolitica; mentre più modestamente io ci vedo mostruosi baracconi fatti per divertire – e che divertono. Come scriveva Umberto Eco, quelli che dicono di non piangere davanti agli svenevoli film strappalacrime mentono: sono costruiti apposta per far piangere e ci riescono. Così scorre Scurati: piacevole, divertente, innocuo.
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Grazie. Ho scoperto da poco il tuo blog e sto rileggendo tutti gli articoli in ordine cronologico inverso.
Oltre a essere una piacevole lettura, lo trovo molto utile per scoprire cosa leggere (Il cavaliere verde, Il quinto evangelio) e cosa evitare (Il figlio del secolo).
Ormai sono diversi anni che leggo solo su Kindle Oasis per svariati motivi (disaffezione per l’oggetto fisico rispetto al contenuto; vengo da una famiglia che ha in casa 3-4.000 volumi, abbiamo smesso di contarli da un pezzo) e diventa difficile capire cosa leggere. Non mi sembra etico passare in libreria a segnarmi i titoli per poi acquistarli in digitale.
Ti ringrazio quindi nuovamente per i preziosi consigli. Se non ho un libro che mi piace in lettura le giornate diventano meno piacevoli.
Betto