Nella scorsa puntata ho parlato di libri creatori. Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi iscritti: qui trovate una presentazione mia e dei temi di cui parlo. Se quello che leggi qui sotto ti piace, condividilo con qualcuno che potrebbe apprezzare. Se non sei ancora iscritto/a, puoi ricevere questa newsletter nella tua casella di posta, ogni sabato mattina, cliccando qui.
Il lettore accanito sa che si arriva ai libri per strade spesso tortuose e imperscrutabili. Qualche volta è la curiosità per l’argomento, se si tratta di un saggio scelto in libreria. Qualche altra è il suggerimento di qualcuno o una recensione. Altre volte è il caso: l’unico libro disponibile durante una vacanza al mare, una bella copertina su una bancarella. Ma anche conoscendo tutti i passaggi che ci hanno portato fino a quell’autore o a quelle pagine, la catena delle cause rimane misteriosa. Così da un lato so spiegare molto bene, ma dall’altro io stesso non mi spiego, come sia arrivato a leggere il libro che sto leggendo, Things Fall Apart di Chinua Achebe (pubblicato in italiano, da ultimo, con il titolo Le cose crollano da La Nave di Teseo). Eppure posso ricostruire tutto il viaggio.
Ho visto la serie televisiva I Soprano con colpevole ritardo. Qualche amico me ne aveva parlato come la più bella che avesse mai visto, motivo per cui mi ci sono approcciato con scetticismo: la migliore serie di tutti i tempi è The Wire senza discussione, pensavo, che cos’avranno da far vedere queste storie di mafiosi italoamericani.
Come sapranno i cultori della materia e chi l’ha vista fino in fondo, parte del mito dei Soprano viene anche dalla scena finale, di cui non dirò nulla per pavido ossequio alla contemporanea fobia per le rivelazioni delle trame (stiamo comunque parlando di una serie conclusasi quindici anni fa, quindi mi rendo conto che in questo caso la cosa sia un po’ ridicola, ma pazienza). Non dirò nulla, se non questo: la scena fa salire il livello estetico della serie più vicino di quanto mi piaccia ammettere alla suddetta The Wire, che anche solo per tradizione lascio ancora al primo posto.
Il gran finale dei Soprano si costruisce a poco a poco, in un’atmosfera di presagi e anticipazioni che dura diversi episodi. Nel terz’ultimo, Anthony Junior detto A.J. – il figlio del protagonista – è sdraiato sul letto e legge ad alta voce alcuni versi della poesia più celebre di W.B. Yeats, The Second Coming, che comincia così:
Turning and turning in the widening gyre
The falcon cannot hear the falconer;
Things fall apart; the centre cannot hold;
Mere anarchy is loosed upon the world,
The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere
The ceremony of innocence is drowned;
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.
Strofa bellissima, che in italiano dice più o meno:
Girando e girando nel cerchio che s’allarga
Il falcone non sente il falconiere;
Le cose si sfaldano; il centro non tiene;
Pura anarchia è sparsa sul mondo,
La marea offuscata dal sangue si allenta, e dappertutto
La cerimonia dell’innocenza si annega;
I migliori non hanno fiducia, mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.
Quando A.J. ha letto quei versi sono andato a rileggere online la poesia di Yeats, sepolta nella memoria di lontane lezioni di letteratura inglese. Mi ha colpito soprattutto il terzo verso, che introduce nella poesia la sensazione della catastrofe: «Things fall apart; the centre cannot hold». Nella serie televisiva, visto come si stanno mettendo le cose per i Soprano, il verso risuona con ancora più potenza: dev’essere stato questo ulteriore carico emotivo a farmi realizzare che Things Fall Apart era anche l’importante romanzo di uno scrittore nigeriano, Chinua Achebe – e solo allora ho collegato i puntini e ho capito da dove aveva preso il titolo.
Ho provato allora una sensazione che sarà nota al lettore accanito: la necessità, l’urgenza, di procurarmi il libro. Certo non c’era molta fretta, il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1958… Ma dopo quel momento inviato dal destino non ho resistito e dunque mi ritrovo a leggere il romanzo di un autore africano, essendo passato da una serie americana e da una vecchia poesia di un grande autore irlandese.
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Rilancio con "Lost" (sì, nonostante la deriva verso le ultime stagioni) per questa "sciocca" battaglia tra serie Tv su quale debba essere la migliore (e se la proposta di Lost non piace, ho pure un piano B: Twin Peaks!)
[si scherza :)]
Quella che descrivi è una sorta di intertestualità, o forse sarebbe meglio definirla paratestualità