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Nel 2020, ispirato dall’esempio di un’amica, ho cominciato a tenere un documento Excel in cui registro i libri letti durante l’anno. Completo di data di inizio lettura, fine e numero totale di pagine, con puntigliosità degna di miglior causa. Un’idea così semplice che mi chiedo perché mai non ci ho pensato prima di arrivare a 34 anni suonati.
È tempo delle liste di fine anno e, grazie anche a quell’Excel, vi posso presentare la lista dei libri migliori o più interessanti che ho letto quest’anno.
Adam Higginbotham, Midnight in Chernobyl (2019)
Quando ero giovane e imberbe lessi un libro che mi impressionò moltissimo – ne parleremo, qualche volta – e che raccontava come si era arrivati all’invenzione della prima bomba atomica e non solo: è a tutti gli effetti una storia della fisica nucleare dalla fine dell’Ottocento fino alla Seconda guerra mondiale. Si chiama, senza troppa fantasia, L’invenzione della bomba atomica, di Richard Rhodes. Da allora ho sempre avuto una grande fascinazione con i temi del nucleare.
Finora mancava un libro divulgativo che ricostruisse il più grave incidente della storia del nucleare civile, l’incidente di Chernobyl dell’aprile 1986. Higginbotham ha fatto un lavoro straordinario, ricostruendo nel dettaglio l’evento, le sue conseguenze, i suoi protagonisti e il sistema sovietico ormai al tramonto che ha facilitato e, in ultima analisi, causato il disastro. In italiano è stato tradotto e pubblicato da Mondadori con il titolo Mezzanotte a Černobyl’. Se il tema vi interessa anche solo un po’, magari dopo aver visto la miniserie Chernobyl, questo è un libro consigliatissimo.
Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca (1975)
Un classico della letteratura italiana, anche se ha meno di cinquant’anni. Un libro impegnativo, molto lungo, scritto in una lingua unica e affascinante. Alcuni termini sono introdotti a pagina cinque e non se ne capisce il significato per altre cento. Come molti capolavori, richiede parecchio al lettore ma restituisce almeno altrettanto. Le parole della critica letteraria contemporanea sono spesso usurate e usate a sproposito: una di queste è “vertiginoso”. Beh, nella seconda parte di Horcynus Orca c’è un dialogo tra il protagonista e uno degli anziani del suo paese. Dura più di cinquanta pagine e andandoci attraverso ho provato davvero un po’ di vertigine.
È la storia di un marinaio che torna dalla guerra e attraversa lo Stretto di Messina per raggiungere il suo paese d’origine. C’è poco più di questo nella trama. Me lo ha suggerito il mio amico Dario, grande lettore, ed è stata una delle esperienze di lettura migliori di quest’anno. Se siete in cerca di letteratura, e della migliore, queste vacanze di Natale potreste provare con Horcynus Orca.
Joseph E. Stiglitz, L’euro (2016)
Che ci sia qualcosa che non va nell’Eurozona è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche i più rabbiosi difensori dell’austerità hanno riconosciuto che quanto fatto nei confronti della Grecia e dei greci è stato barbaro e sbagliato. Per capire che cosa non funziona nella moneta unica il libro di Stiglitz è una lettura obbligata, e fosse per me lo dovrebbe essere per tutti coloro che vogliono avere un’opinione sui temi dell’economia e della politica degli ultimi anni. Certo Stiglitz non nasconde le sue idee ed è tutt’altro che un autore spassionato: le opinioni ci sono eccome.
Ci sarà anche qualcosa di sbagliato nell’analisi di Stiglitz, ma il grande merito del saggio è esprimere con grande chiarezza un punto fondamentale: le decisioni di politica economica in gran parte dell’Europa sono state dettate da una potente ideologia economica e politica mascherata da spassionata analisi tecnica. Le conseguenze sono state per molti aspetti disastrose. I primi due decenni hanno mancato di portare crescita e benessere a tutti i cittadini dell’Unione, Italia in primis. Prima lo riconosciamo e prima possiamo pensare a come risolvere questa situazione. Se questo punto di vista vi dice qualcosa, il libro di Stiglitz è quello che fa per voi.
Stephen King, On Writing (2000)
Altro titolo suggeritomi da Dario e altro consiglio preziosissimo: un libro umile e pratico su come affrontare il mestiere di scrittore. Conosco amici che sono dei devoti della Chiesa di King e lo ritengono uno dei più grandi scrittori viventi: io lo conosco troppo poco (ricordo solo un suo gran bel racconto sul New Yorker e che Pet Sematary aveva un finale indimenticabile) e purtroppo sono anche influenzato da una stroncatura che gli indirizzò il grande critico Harold Bloom, che come tutte le stroncature fatte bene è molto divertente e ogni tanto mi vado a rileggere.
Al di là del valore di King, in questo libro dà consigli molto pratici e ripercorrere in parallelo la sua carriera di scrittore – ma anche, più in generale, la sua vita. Ho preso nota di parecchie cose e l’ho trovato molto pratico e vicino al lettore. Se mai vi interessi darvi alla scrittura creativa, On Writing fa per voi.
Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace (2013)
Qui invece ci sono arrivato grazie al suggerimento del mio amico Stefano, che mi consigliò una breve prosa molto bella pubblicata da Pecoraro su una rivista letteraria online. Mi incuriosì e lessi il suo libro più famoso nonché primo romanzo, La vita in tempo di pace.
È senz’altro scritto bene. La storia è quella di un anziano signore alla fine della sua esistenza che traccia il bilancio della sua vita.
Mi sembra però che sia un po’ malato di autobiografismo e di quelle lunghe meditazioni a voce alta sul senso della vita che sono il difetto tipico di chi non ha una grande storia da raccontare. Scrivere romanzi non è come tenere un diario e, a grandi linee, i pensieri di qualunque scrittore in quanto tali sono generalmente poco interessanti. Lo scrittore dovrebbe fare altro: prendere quello che ha in testa e trasformarlo in personaggi e vicende che esistono anche da soli, senza di lui. In questo romanzo la separazione tra l’autore e il suo materiale è così sottile da scomparire. Lo consiglierei solo a coetanei dello scrittore interessati a un loro brillante e talentuoso compagno di scuola che ripercorre i bei tempi andati. Ma mi riprometto di fare un altro tentativo con Pecoraro, perché anche del suo secondo romanzo, Lo stradone, dicono bene.
Anonimo, Io sono il potere (2020)
È uscito qualche mese fa un libro curioso, pubblicato da Feltrinelli: si presenta come le «confessioni di un capo di gabinetto», le rivelazioni di un altissimo burocrate che racconta come funziona il potere romano dall’interno e che vuole rimanere anonimo (il libro è scritto insieme al giornalista Giuseppe Salvaggiulo). Visto che l’opacità del potere è una delle caratteristiche di questo disgraziato paese, l’ho approcciato con il massimo interesse. E in effetti racconta diverse cose che valgono il tutto sommato modesto prezzo del biglietto, tra cui sapidi aneddoti su diversi ministri dei governi recenti che sono arrivati dentro i palazzi del potere credendo di essere i decisori, per poi schiantarsi con i riti e le complicazioni di chi è lì per concorso e non per elezione.
Detto questo, e riconosciuta l’indubbio richiamo di qualche informazione di prima mano, consiglierei Io sono il potere? Il limite è che si tratta di una serie di pettegolezzi, con qualche idea piuttosto nota (lo strapotere della burocrazia) ma che tutto sommato manca il bersaglio. Tiene fuori il punto principale: perché i capi di gabinetto decidono di bloccare questo o quel provvedimento, con il potere che hanno? Per le loro convinzioni politiche, i loro personali interessi, per puro capriccio? A volte si ha l’impressione che sia solo per quest’ultimo motivo. Ma ci dev’essere dell’altro, e non averlo scritto è il limite più evidente di Io sono il potere. Consigliato a chi è già indignato, a chi legge Dagospia e a chi pensa che non ci sia più niente da fare per salvare questo paese.
Anne Zaidi, Bread, Cement, Cactus (2020)
Bonus: un libro (in inglese) scaricabile gratuitamente e vincitore del Nine Dots Prize, un premio nato un paio di anni fa a chi dà la risposta migliore a una domanda molto semplice, che cambia ad ogni edizione. Quella vinta dalla scrittrice indiana Zaidi era “Is there still no place like home?”, un invito a riflettere sul senso che possono avere oggi concetti come la casa, il luogo natale, la patria. Insomma, dove si hanno radici.
Zaidi ha scritto un libro molto bello su che cosa significa oggi essere una donna indiana che appartiene a una minoranza culturale e linguistica. Un notevole spaccato della società indiana contemporanea, straordinariamente ricca e complessa. Dove, purtroppo, gli ultimi anni hanno fatto rinascere discriminazioni e divisioni antichissime. Se non avete problemi a leggere in inglese – in italiano non è stato (ancora) tradotto – e i temi del libro vi attraggono, ve lo consiglio.